I ferri del mestiere

Il Mac per tradurre: si può fare!


Da anni ormai è un argomento ricorrente nel nostro settore:

“Posso usare un Mac per tradurre?”

Ma anche

Un Mac non costa troppo?
Ne vale davvero la pena?
E come faccio con i CAT?

Dal punto di vista tecnologico, il passaggio a Mac, che ormai risale al 2006/2007, è stato il secondo grande punto di svolta della mia carriera dopo l’acquisto di un CAT.

In questo post vi racconto perché, cercando di rispondere alle domande di un* ipotetic* collega che stia considerando di “fare il salto”.

Un Mac non costa troppo?

Risposta breve: no.
La risposta lunga per me parte da due presupposti.

  • Il primo: in quasi vent’anni, in casa nostra sono entrati una serie di iMac (quindi computer fissi) e di portatili (tendenzialmente MacBook Pro), che io e mio marito abbiamo usato in modo molto intensivo, senza mai avere problemi. Lo stesso vale per iPhone, iPad e il resto dei dispositivi Apple (come AirPods e Apple Watch).
    Affidabilità totale, hardware e software.
    L’unico problema serio che ricordo è stato relativo allo schermo di un iMac che dava segni di scompenso (scolorimenti in corrispondenza degli angoli) e che mi è stato riparato, sostituendo completamente lo schermo, senza che dovessi spendere un euro. Anche dal punto di vista dell’assistenza, insomma, non ho davvero nulla di che lamentarmi.
  • Il secondo: per i titolari di partita IVA, i Mac sono disponibili anche a noleggio, con vantaggi economici (nessun investimento iniziale) e fiscali (detrazione del canone mensile); basta chiamare il servizio clienti Apple, andare in un Apple Store oppure da un rivenditore ufficiale.
    Noi abbiamo noleggiato Mac e anche iPhone per anni, con il vantaggio aggiuntivo di poterli riscattare a fine noleggio a un prezzo concorrenziale, mantenendo una computer o un dispositivo che resta performante e che non perde di valore come altri; oppure, di poter passare direttamente a un modello più recente.

Ne vale davvero la pena?

Risposta breve: sì ☺️

In una parola, un Mac mi permette di essere più produttiva: di fare di più in meno tempo e di farlo meglio (e anche in modo più piacevole, che non guasta). Le funzionalità di macOS che rendono questo possibile sono tantissime, piccole e grandi; qui di seguito ve ne cito due che, negli anni, mi hanno fatto risparmiare tempo e denaro, e in più di un’occasione mi hanno letteralmente salvato.

Time Machine

È il sistema di backup incrementale integrato nel sistema operativo. Esegue backup orari, che poi vengono consolidati in backup giornalieri, e permette di recuperare da singole versioni di singoli file (ad esempio, la versione di una TM delle 15 di oggi) all’intero sistema operativo; basta collegare un disco esterno e abilitare Time Machine.

Non vi dico quante volte ho utilizzato questa funzionalità per recuperare un file, un progetto di MemoQ, o una TM.

Assistente Migrazione

Consente di trasferire tra due Mac impostazioni, programmi (non di sistema) e file.
Da quando ho acquistato il mio primo iMac non ho formattato per anni (e anche questo la dice lunga sull’affidabilità di cui vi parlavo prima): basta collegare vecchio e nuovo Mac e far partire l’applicazione. Al termine, si può iniziare a lavorare immediatamente e senza soluzione di continuità, su un computer il cui contenuto sarà identico a quello del precedente.

Come dicevo, questi sono solo due esempi: ma se dovessi dire in una parola perché avere un Mac mi rende più produttiva, parlerei di intuitività. Forse l’avrete già sentito dire: su un Mac tutto è dove dovrebbe e funziona come dovrebbe. Il che spiega anche come mai, paradossalmente, un Mac sia molto più semplice da usare per chi non ha mai visto un computer, che per un utente esperto che ha sempre usato Windows (e ha assimilato meccanismi che, in realtà, intuitivi non sono per niente).

Come faccio con i CAT? So che funzionano solo su Windows!

È vero, ma è possibile utilizzare un software di virtualizzazione (come Parallels o VMWare), tramite il quale Windows viene eseguito sul Mac come se fosse un programma come gli altri, CAT inclusi.
Io lo faccio da quando ho messo le mani sul mio primo iMac: Trados, Studio, MemoQ, Office (del quale comunque esiste la versione per Mac) funzionano tutti perfettamente.

E la virtualizzazione ha anche un altro vantaggio non trascurabile: il vostro sistema Windows, trasformato in macchina virtuale, sarà gestibile come qualsiasi file (per quanto di grandi dimensioni), e potrete (ad esempio) spostarlo da un computer a un altro e farne copie di backup
Anche questo mi ha salvato spesso. Se Windows decide di non riavviarsi più, come a volte succede, anziché impazzire facendo mille prove (per poi magari essere costretta a reinstallare da zero il sistema), recupero la mia copia di backup sicuramente funzionante e posso tornare immediatamente a lavorare.

Ma ha senso comprare un Mac se poi devo comunque usare Windows?

È un’obiezione che ho sentito muovere spesso, e alla quale posso rispondere soltanto che per me la risposta è: assolutamente sì. Il mio utilizzo di Windows è limitato al minimo necessario, cioè all’uso dei CAT e di Word quando serve. Per tutto il resto uso macOS; anche i file di lavoro (TM, progetti, glossari, fatture e altri documenti) sono sul Mac, in modo che restino al sicuro su TimeMachine.

E poi ci sono altri elementi che per me hanno un grande valore e danno enormemente senso alla scelta di avere un Mac.
Sono macchine straordinariamente belle e ben fatte, e utilizzarle ogni giorno è una (piccola grande) gioia. Se il computer oggi è il principale strumento e alleato di chi traduce professionalmente, che sia anche bello e piacevole da usare forse non è cosa da poco.

E come la mettiamo con i nuovi processori di Apple?

Chi di voi usa già un Mac lo sa: recentemente Apple ha avviato il passaggio dai processori Intel (adottati nel 2006 e che avevano reso possibile, tra le altre cose, la virtualizzazione di sistemi operativi Windows) a processori proprietari.

Io, che avevo un iMac ormai vecchierello (quasi 10 anni di vita, ed era ancora perfetto: alla faccia dell’obsolescenza programmata!) e volevo cambiarlo, come molt* ho esitato un bel po’: teoricamente la virtualizzazione di Windows era supportata, ma nella pratica potevano esserci problemi.
E soprattutto, non potevo essere certa che Trados Studio e/o memoQ avrebbero funzionato perfettamente.

Alla fine, rassicurata da una serie di prove lette online sulla funzionalità dei Mac con i nuovi processori in combinazione con macchine virtuali Windows, ho deciso di “rischiare”. Del resto, dato che in ogni caso un Mac si può restituire entro 15 giorni no questions asked, alla peggio avrei usufruito di questa opzione e poi cercato un’altra soluzione.

Ma non ce n’è stato bisogno: sul mio nuovo iMac tutto funziona alla grande, inclusi i miei amati CAT e tutti gli altri programmi che uso e che sono solo per Windows, come XBench.

Infine, se vi va, ho parlato di questo argomento anche in una puntata del mio podcast,dove approfondisco anche l’argomento della (cosiddetta) obsolescenza programmata.