Pay peanuts

(il post che segue, con modifiche minime, è apparso qui circa un anno fa. Ve lo ripropongo sperando che possa offrire qualche spunto utile di riflessione)

Sono una libera professionista senza ordine e senza tariffari: e questo personalmente mi sta bene. Penso che albi, tariffari e simili siano anacronistici; e che, se vogliamo fare gli imprenditori, per quanto piccoli, dobbiamo saperci confrontare con il mercato e con la concorrenza senza “aiutini”, forti solo della nostra competenza e delle nostre capacità.

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Breve ode al (mio) ufficio

A settembre scorso mio marito ha ricevuto un’interessante offerta di lavoro in quel di Parma: anziché rassegnarci (lui) alla vita del pendolare settimanale e (io) a quella della vedova bianca, abbiamo affittato un appartamento su AirBnB. “Tanto posso lavorare ovunque!”.

Dopo sei mesi durante i quali mi sono alternata tra Parma e casa nostra, vi posso dire con piena cognizione di causa che la location independency non esiste. Non fidatevi dei post-peana sulla bellezza del tradurre da una spiaggia, una terrazza, uno Starbucks al centro di Manhattan. Nel mondo reale non succede. Sono miti, come gli unicorni e la traduzione automatica che funziona.

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Riflessioni sulla professionalità (aka paura e delirio su Linkedin)

Premessa: nulla di quanto riporto di seguito è inventato, mi sono limitata a omettere i dati sensibili (più che per la privacy, per umana pietà).

Ricevo una mail, con oggetto “Consigli nel campo della traduzione“, da una collega che mi comunica di aver trovato il mio indirizzo su Linkedin, si complimenta per il mio CV e per i clienti “di un certo calibro” con cui lavoro, e conclude:
“mi chiedevo se potesse darmi qualche consiglio in merito, cioè come ha fatto ad acquisire clienti così importanti, ha inviato semplicemente un Cv? Mi scuso se le faccio queste domance [sic], ma credo che Lei sia una traduttrice davvero in gambe e l’unica che potesse [sic] darmi qualche consiglio in più.

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Traduttore traditore

Possibile titolo alternativo del post: “Lost in translation” (!)

Entrambi, oltre a sprizzare originalità da tutti i pori, hanno a che fare con la realtà del lavoro di traduttore più o meno come i cavoli con la merenda, tanto per usare un’altra fase fatta.

Dato che, in quasi 14 anni, mi sono resa conto che a fare i danni peggiori a questo lavoro e a chi lo svolge è sicuramente l’ignoranza, ho pensato di inaugurare questo blog cercando di fare un po’ di chiarezza.

Eccovi quindi cosa NON è e cosa NON fa un traduttore professionista: utile (spero) vademecum per far brillare gli occhi a qualsiasi collega che incontrerete sulla vostra strada (anche se un po’ timidi, siamo una categoria numerosa!), ma anche per saper riconoscere (ed evitare) chi si presenta come professionista e invece… proprio no.

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