Come forse saprete, ho avuto il piacere di tenere poco tempo fa la terza edizione di un webinar di introduzione agli strumenti CAT. E l’occasione è ottima per fare qualche riflessione sui corsi per chi traduce in generale.
Fin dalla primissima volta che mi è stato proposto di tenere un corso, mi sono immediatamente posta una serie di domande:
“Sarò capace di insegnare, di trasmettere qualcosa?”
“Sono abbastanza competente?”
“Si sente il bisogno di un corso di questo tipo?”
Dato che è passato qualche anno, e che di corsi per chi traduce ne ho tenuti un po’, alla fine ho evidentemente risposto “sì”: anche questo webinar, come altri in passato, ha ottenuto riscontri positivi, chi partecipa ai miei corsi ha sempre espresso soddisfazione, io personalmente sono sempre molto contenta, e spero che andrà sempre meglio.
Ho (abbiamo) lavorato per rendere la mia offerta di formazione interessante, e soprattutto utile e concreta. Detto questo…
Nessuno di questi corsi vi cambierà la vita 😉
E se ho sentito il bisogno di scrivere un post per comunicarvi questa che, apparentemente, è la verità più scontata dell’universo dopo il fatto che “The Bear” è stata la serie più bella del 2023 di svariate lunghezze (YES CHEF!), è perché, da qualche anno, i corsi per chi traduce escono dalle fottute pareti (cit.).
E dato che la traduzione in sé si può insegnare fino a un certo punto, o forse non si può insegnare proprio, tutta questa offerta didattica inevitabilmente si concentra su altro: i CAT (appunto), la Machine Translation e il PE, il marketing, i social network, il branding, ma anche storytelling, contabilità, produttività… oltre che tradurre siamo freelance, professionisti e professioniste, dobbiamo “indossare mille cappelli” per portare avanti la nostra attività, e così dagli argomenti più ovvi man mano ci si allontana, per arrivare ad ambiti sempre più, diciamo, tangenziali.
Spesso si tratta di corsi non particolarmente impegnativi, in termini economici, di tempo e di sforzi; e che, per questo, risultano allettanti. Si rivolgono a chi ha da poco conseguito la laurea, e “vuole entrare nel meraviglioso mondo della traduzione” ma che, 15 microsecondi dopo aver lanciato per aria la corona d’alloro, se è persona minimamente scafata si rende conto che la scuola l’ha preparata poco e male alle concretezze del mercato; ma anche a chi lavora da più tempo, che il nostro mercato negli ultimi anni l’ha visto e lo sta vedendo cambiare radicalmente; che percepisce di avere carenze (reali o presunte), sente costantemente parlare della necessità imprescindibile di acquisire competenze “altre”; e si convince di aver colpevolmente trascurato ambiti ES-SEN-ZIA-LI, e poi accidenti, per forza perdo i clienti, per forza non trovo clienti nuovi, per forza non riesco ad alzare le tariffe…
Non voglio dire che tutte queste conoscenze “tangenziali” non siano importanti; che non sia vero che, in quanto professionisti e professioniste, dobbiamo essere almeno minimamente competenti anche in tanti contesti che chi lavora in-house (ad esempio) può ignorare; e, naturalmente, non voglio dire che tutti i corsi di cui si legge siano fregature.
Ma vorrei, umilmente, fare alcune riflessioni.
Non facciamoci attirare da chi capitalizza sull’offerta di (tanti) corsi per chi traduce che richiedono (relativamente) poco sforzo e costano (relativamente) poco
E anche (o, almeno, a volte mi sorge il dubbio che sia così) sul fatto di fungere in qualche modo da riempitivo.
Abbiamo tempo a disposizione, troppo tempo: insomma, lavoriamo poco, e allora i corsi diventano un modo per occupare il tempo che, se proprio non è lavorare, comunque ci va vicino.
Ovvio che investire tempo, sforzi, denaro in formazione è essenziale: ma occorre investirli bene. Non è detto che un corso da un’ora, o che costa poco, o che non ci richiede grande sforzo, non sia utile; ma anche in questo contesto vale in generale il detto “pay peanuts, get monkeys“, e l’idea che è meglio privilegiare la qualità sulla quantità.
Meglio un corso serio e ben fatto (e che, incidentalmente, ci richiede un impegno diverso dallo stare davanti allo schermo seguendo con un orecchio sì e uno no…), che dieci “robette”. E se proprio abbiamo tempo da occupare, forse leggere un buon testo di marketing, ad esempio, è meglio che dedicare un’ora a un* sedicente espert* che ha acceso la webcam stamattina perché ha scoperto che tramite Proz chiunque può “insegnare”.
Prima di mettere mano alla carta di credito, fate una cosa molto semplice: andate a leggervi la bio dell’insegnante
Leggete cosa scrive sui social, sul suo blog se ne ha uno, su Linkedin, verificate come si presenta, che certificazioni ha (se c’entrano con il corso; e anche se non c’entrano), qual è la sua esperienza, se possibile chiedete l’opinione di chi quel corso l’ha già seguito.* Non ci vorrà molto a capire se chi vuole insegnarvi qualcosa vale anche solo 10 o 20 dei vostri (sudati) euro, e anche solo un’ora del vostro (prezioso) tempo.
La terza e ultima riflessione, e qui torno al “questo webinar non vi cambierà la vita”.
Oltre alla bio dell’insegnante, andate a leggervi con attenzione anche il programma del corso: vi sembra ben fatto? E vi sembra che possa essere utile a voi?
Un corso serio (cioè onesto) non vi prometterà risultati in termini di acquisizione di nuovi clienti, o di incremento di fatturato, o di aumento di produttività: perché non può fornirveli. Quello che vi può fornire sono strumenti e conoscenze per farvi arrivare a quei risultati. Ma tra il dire (il corso) e il fare (i risultati) ci siete sempre e solo voi.
Per uscir di metafora, io posso tracciare un quadro sul mercato dei CAT, su come funzionano, su quali sono i più usati, e spiegarvi in che modo un CAT può aumentare la vostra produttività anche del 50% e oltre. Ma sarete voi a dover decidere, una volta acquisite quelle informazioni, se questi strumenti sono adatti al vostro lavoro, in quale è il caso di investire; e sarete sempre voi a doverci mettere le mani sopra per ottenere quei famosi guadagni di produttività.
Opinioni e commenti come sempre ben accetti!
* Per quanto riguarda me, potete farvi un giro sul mio sito, oppure partire da qui 🙂