Come, “Formazione no grazie”?! Ora vi spiego…
Martedì scorso, ho seguito l’ultima lezione del Corso di perfezionamento in Traduzione Giuridica dei Contratti e dei Documenti Societari inglese-italiano.
Quando mi sono iscritta, a febbraio, c’è chi ha espresso il dubbio che questo corso non facesse per me; che, con la mia laurea in Giurisprudenza e i miei annetti di esperienza nel settore della traduzione legale, non mi sarebbe servito più di tanto.
Io, oltre a essere convinta che ci sia sempre da imparare, specie quando si fa un lavoro come il nostro, ero felice dell’opportunità di formalizzare finalmente le mie competenze nel settore della traduzione; e perché no, anche di uscire un po’ dal mio guscio. Erano anni che cercavo un corso o un master adatto alle mie esigenze: ma quelli in circolazione erano sempre troppo cari e/o troppo impegnativi per chi non studia a tempo pieno, oppure logisticamente impraticabili. Questo, invece, rappresentava un ottimo compromesso.
Il corso era organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza e, diversamente da quello che mi sarei aspettata, visto il programma, la stragrande maggioranza dei partecipanti erano avvocati, o comunque non traduttori.
Uniche rappresentanti della categoria eravamo io e la collega & omonima Laura Cattaneo (che non conoscevo prima del corso e che si è rivelata una compagna di banco ideale. Oltre ad aver condiviso svariati caffè, pranzi, e cannoncini (!), ci siamo anche fatte delle gran risate. Che non guasta. Affatto. Grazie, socia); e naturalmente uno dei membri del corpo docente, Arianna Grasso, che si è occupata della parte pratica del corso. Parte pratica che è stata molto significativa, mi verrebbe quasi da dire preponderante, se non fosse che le lezioni teoriche sono state davvero molto molto dense e “intense”; ho riempito un paio di blocchi di appunti che vorrei riportare al più presto in digitale, magari approfittandone per creare un glossario ad hoc.
Fatte tutte queste interessanti (!) premesse, passo a dirvi perché non è proprio il caso di frequentare questo corso, che probabilmente si ripeterà, e altri analoghi.
Questi corsi non fanno per voi se:
Tutto questo non vuol dire che la formazione meno strutturata di un corso di perfezionamento universitario non vada bene e non sia valida; io stessa ho tenuto dei webinar, lo sapete, e ho pubblicato un corso online che dura meno di due ore. Ma la proliferazione di corsi per traduttori, spessissimo su argomenti molto (diciamo così) tangenziali rispetto alle competenze chiave della nostra professione, a me fa pensare.
Fa pensare che da un lato c’è chi vede il business e ci si butta; e, dall’altro, che moltissimi colleghi, o aspiranti tali, semplicemente preferiscono spendere poco, in termini di tempo, denaro e impegno, per la propria formazione. C’è una domanda sempre più forte di corsi per traduttori; ma, evidentemente, il valore reale che si attribuisce alla formazione non è così elevato. Altrimenti ci si orienterebbe verso altri tipi di offerte. O no?
Ora, rispondere a un’esigenza, insomma “vedere il business e buttarcisi” è, in un certo senso e molto sinceramente, quello che sto facendo anche io, e fa parte di una dinamica di mercato sana e normale.
Sono meno d’accordo, però, con la tendenza sempre più forte ad alimentare questa sfrenata domanda di formazione a buon mercato (in tutti i sensi) con offerte che, secondo me, forniscono valore fino a un certo punto. Per capirci, sono d’accordo che più d’accordo non si può con Francesca Airaghi.
E voi? State seguendo qualche corso interessante o avete in programma di farlo da settembre in poi? Cosa pensate dell’offerta formativa dedicata al nostro settore? Opinioni, consigli e segnalazioni sono sempre graditi, ovviamente, nei commenti o su Facebook. E con questo passo, chiudo e vi saluto fino a data da destinarsi (!), visto che oggi parto per una settimana e al ritorno… si TRA SLO CA. Mandatemi vibrazioni positive, che ne ho tanto bisogno 😉
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