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Formazione? No grazie

Luglio 14, 2017

formazione no grazie

Come, “Formazione no grazie”?! Ora vi spiego…
Martedì scorso, ho seguito l’ultima lezione del Corso di perfezionamento in Traduzione Giuridica dei Contratti e dei Documenti Societari inglese-italiano.

Quando mi sono iscritta, a febbraio, c’è chi ha espresso il dubbio che questo corso non facesse per me; che, con la mia laurea in Giurisprudenza e i miei annetti di esperienza nel settore della traduzione legale, non mi sarebbe servito più di tanto.
Io, oltre a essere convinta che ci sia sempre da imparare, specie quando si fa un lavoro come il nostro, ero felice dell’opportunità di formalizzare finalmente le mie competenze nel settore della traduzione; e perché no, anche di uscire un po’ dal mio guscio. Erano anni che cercavo un corso o un master adatto alle mie esigenze: ma quelli in circolazione erano sempre troppo cari e/o troppo impegnativi per chi non studia a tempo pieno, oppure logisticamente impraticabili. Questo, invece, rappresentava un ottimo compromesso.

Il corso era organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza e, diversamente da quello che mi sarei aspettata, visto il programma, la stragrande maggioranza dei partecipanti erano avvocati, o comunque non traduttori.
Uniche rappresentanti della categoria eravamo io e la collega & omonima Laura Cattaneo (che non conoscevo prima del corso e che si è rivelata una compagna di banco ideale. Oltre ad aver condiviso svariati caffè, pranzi, e cannoncini (!), ci siamo anche fatte delle gran risate. Che non guasta. Affatto. Grazie, socia); e naturalmente uno dei membri del corpo docente, Arianna Grasso, che si è occupata della parte pratica del corso. Parte pratica che è stata molto significativa, mi verrebbe quasi da dire preponderante, se non fosse che le lezioni teoriche sono state davvero molto molto dense e “intense”; ho riempito un paio di blocchi di appunti che vorrei riportare al più presto in digitale, magari approfittandone per creare un glossario ad hoc.

Fatte tutte queste interessanti (!) premesse, passo a dirvi perché non è proprio il caso di frequentare questo corso, che probabilmente si ripeterà, e altri analoghi.

Questi corsi non fanno per voi se:

  • Spendere più di qualche decina di euro per la vostra formazione vi sembra troppo
    In questo caso, il costo era di 600€ circa. Basso, se paragonato alle migliaia di euro richieste per un master; alto, rispetto alle poche decine, o al centinaio scarso, della stragrande maggioranza dei corsi e corsetti in circolazione
  • Non avete (molto) tempo da perdere da investire
    Uno dei motivi per cui ho scelto questo corso è che aveva orari accettabili: una lezione la settimana, nel pomeriggio di martedì. “Accettabili”, in questo caso, ha significato comunque dover impegnare l’intera giornata per una lezione di 3 ore. Tempistiche non esattamente “ottimizzate”; nulla di paragonabile alla comodità di un webinar da remoto, dove ci si collega direttamente dalla scrivania 5 minuti prima dell’inizio della lezione
  • Non avete voglia di sbattervi impegnarvi seriamente
    Seguire tre ore belle toste di diritto privato comparato (magari, com’è successo a me qualche volta, dopo essermi alzata prima delle 7 e aver tenuto a mia volta 3 ore di lezione sui CAT!) non è esattamente una passeggiata di salute; tanto quanto seguire, e soprattutto partecipare, a un’esercitazione di traduzione giuridica, durante la quale l’insegnante richiede continuamente il tuo coinvolgimento e mette continuamente in discussione tutte le scelte (anche le proprie!).
    Molto, molto diverso da un seminario online che dura al massimo un’ora, e in cui siamo al sicuro dietro uno schermo e possiamo perfino fare altro, senza che nessuno non solo abbia nulla da ridire, ma nemmeno se ne renda conto
  • Preferite non mettervi in discussione
    Stare in aula con altre 10/12 persone al massimo significa che (fatta eccezione per i fenomeni, evidentemente iscrittisi solo per ottenere crediti, e occupati a farsi i fatti propri nelle ultime file…) non puoi nasconderti.
    La cosa forse più importante che ho imparato da questo corso è che non sapevo un sacco di cose che credevo di sapere.
    Non il massimo per l’autostima, ma fondamentale per crescere: e qualcosa che succede solo se scegliamo di metterci in gioco, e di non andare sul sicuro. Se decidiamo di misurarci con qualcosa che richiederà davvero impegno e sforzo; che magari, anche solo a tratti, si rivelerà un po’ troppo difficile, e ci farà inorridire ripensando agli errori commessi in passato, e mormorare a mezza voce “accidenti che bestia che sono”. A me è successo, con tutta la mia Laurea in Giurisprudenza e i miei annetti di esperienza. Perché è normale, perché si impara solo così, sbattendoci il naso (forte), e uscendo dalla celeberrima zona di comfort (che ormai, a giudicare da quel che si sente in giro, dovrebbe essere meno frequentata del Deserto dei Gobi…).

Tutto questo non vuol dire che la formazione meno strutturata di un corso di perfezionamento universitario non vada bene e non sia valida; io stessa ho tenuto dei webinar, lo sapete, e ho pubblicato un corso online che dura meno di due ore. Ma la proliferazione di corsi per traduttori, spessissimo su argomenti molto (diciamo così) tangenziali rispetto alle competenze chiave della nostra professione, a me fa pensare.
Fa pensare che da un lato c’è chi vede il business e ci si butta; e, dall’altro, che moltissimi colleghi, o aspiranti tali, semplicemente preferiscono spendere poco, in termini di tempo, denaro e impegno, per la propria formazione. C’è una domanda sempre più forte di corsi per traduttori; ma, evidentemente, il valore reale che si attribuisce alla formazione non è così elevato. Altrimenti ci si orienterebbe verso altri tipi di offerte. O no?

Ora, rispondere a un’esigenza, insomma “vedere il business e buttarcisi” è, in un certo senso e molto sinceramente, quello che sto facendo anche io, e fa parte di una dinamica di mercato sana e normale.
Sono meno d’accordo, però, con la tendenza sempre più forte ad alimentare questa sfrenata domanda di formazione a buon mercato (in tutti i sensi) con offerte che, secondo me, forniscono valore fino a un certo punto. Per capirci, sono d’accordo che più d’accordo non si può con Francesca Airaghi.

E voi? State seguendo qualche corso interessante o avete in programma di farlo da settembre in poi? Cosa pensate dell’offerta formativa dedicata al nostro settore? Opinioni, consigli e segnalazioni sono sempre graditi, ovviamente, nei commenti o su Facebook. E con questo passo, chiudo e vi saluto fino a data da destinarsi (!), visto che oggi parto per una settimana e al ritorno… si TRA SLO CA. Mandatemi vibrazioni positive, che ne ho tanto bisogno 😉

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Tags: corsi, corsi online, errori, formazione, strumenti

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